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Riflessi di Città

LA CHIESA DI SAN PIO E IL MATERIALISMO DEI MERCANTI


    Voi vi chiederete cosa c’entra quanto sto per dire con la costruzione della chiesa di Renzo Piano in onore di San Pio da Pietrelcina. Ma state un po’ a sentire. Un sabato sera un’anziana coppia incrocia sulla strada che porta a San Giovanni Rotondo una pizzeria con tanto di insegna illuminata. Decidono di fermarsi e, una volta entrati nel locale, trovano un giovanottone incredulo che spiega loro che non è possibile sedere né dentro né fuori il locale, giacché il forno non è stato neanche acceso. I due ci credono e dopo una settimana tornano nello stesso locale, con ancora più voglia di provare la bravura del pizzaiolo, ma ricevono di nuovo la stessa risposta e intuiscono che nella settimana nulla si è mosso, essendo ancora nello stesso bicchiere, per metà pieno d’acqua, la mosca già vista il sabato precedente. Salutano, questa volta, più perplessi della prima. Si spostano più avanti, arrivando quasi alle porte della città, ed anche qui vengono attratti da un insegna che si vede fin da giù. Entrano nell’enorme cancello, che fa da spacco alla recinzione di pietre, e girano due volte intorno al casolare nella speranza di essere accolti da qualcuno. Inutilmente. Poi finalmente esce fuori un po’ sospettoso un signore attempato che chiede ai due cosa vogliano. Gli rispondono che vorrebbero mangiare. A questa richiesta, normale per qualsiasi ristorante, l’uomo risponde un po’ imbarazzato che gli dispiace ma, essendo il cuoco ammalato, non è consentito mangiare.
     La coppia arriva infine in città, ormai senza più appetito, e vede tanti lussuosissimi ristoranti e alberghi faraonici che probabilmente non riuscirebbero a riempirsi neanche se si spostasse in visita al Santo l’Italia intera. Altro che crisi. Non ci sarebbe nessuna crisi se la smodataggine nel costruire, coi soldi pubblici, non avesse consentito un tale scempio economico e paesaggistico.
    E veniamo alla chiesa. E’ da vedere. L’architettura di Renzo Piano è un inno al francescanesimo, alla spiritualità non miracolistica, al vivo messaggio evangelico. Un pugno nello stomaco delle utilizzazioni affaristiche in nome del santo. Non è quindi un caso che, intervistato dai giornalisti, l’autore della monumentale opera abbia espresso l’auspicio che la chiesa non dia un ulteriore contributo al mercimonio ed alle strumentalizzazioni. Ed ha giurato che, nel caso anche un solo albergo venga ancora costruito sulla terra del santo, è già pronto a farsi bruciare sul sagrato.
    Ci spiace dirlo, ma i poveri frati cappuccini della chiesa di San Pio faranno bene, fin da ora, a intrecciare frasche e grossi rami d’olivo, per erigere il rogo che dovrà disperdere nel vento il corpo del nobile architetto, il quale ha, con troppa leggerezza, rilasciato una temeraria intervista.


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